mercoledì 14 novembre 2007

vizzini

Una delle cose simpatiche che hanno caratterizzato finora la mia vita in Sicilia è la scoperta che Carlo Vizzini è ancora in circolazione. Non solo, apparentemente è anche ancora parecchio influente. Io pensavo che ormai fosse stato consegnato alla storia insieme a ruderi della prima repubblica come Altissimo, Nicolazzi, Gaspari, ecc. (se non ricordo male Vizzini era stato ministro delle poste stabilendo record clamorosi di assunzioni). Tra le altre cose, Vizzini appare spesso sulle tv locali ad esempio in una trasmissione che segue le partite del Palermo dove svolge la funzione di esperto di calcio (e dove viene chiamato affettuosamente "il senatore"). Ad ogni modo, ho appena assistito a quella che credo sia una rubrica fissa su una rete locale che si chiama: "Il punto di Vizzini". Il senatore ha tentato di spiegare come un articolo della finanziaria attualmente in discussione in Senato rappresenti un duro colpo per il sud. Da quanto ho capito (la spiegazione non è stata esattamente chiara), c'è una norma che riduce una tassa sulle imprese (l'IRES) in maniera significativa ma, a quanto spiega il senatore, questo avviene in modo più sostanzioso per le imprese "più grandi e meno indebitate" che non per le imprese "più piccole e più indebitate". Quindi, sostiene Vizzini, dato che le seconde sono soprattutto nel sud, ecco un duro colpo al meridione da parte del governo. Ora, a parte i piagnistei della classe dirigente locale che incolpa stabilmente il governo nazionale delle disgrazie della Sicilia, giusto per continuare ad ottenere trasferimenti , questo argomento sulle tasse da chi in fin dei conti fa parte della liberista Forza Italia lascia un po' interdetti. Ammettendo che le cose stiano come dice Vizzini (ma da come si è incasinato mentre spiegava non sono nemmeno sicuro che abbia capito l'articolo), a me sembrerebbe normale premiare con un bonus fiscale le imprese più efficienti. Mi pare sia la terza volta in cui parlo delle assurdità di esponenti di Forza Italia in materia economica e, mi accorgo solo ora, si tratta di tre siciliani. Credo non ci sia bisogno di andare fino a Roma per scoprire chi sono i responsabili dei mali della Sicilia, basta accendere la tv.

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