domenica 22 luglio 2007

numeri, carni, e ossa


"Se si pensa di affrontare il tema previdenza con la calcolatrice - è la risposta piccata di Guglielmo Epifani - non va bene, non va proprio bene. Non trattiamo con la calcolatrice perché dietro i numeri, ci sono sempre condizioni, problemi"
"I lavoratori non sono numeri, ma persone in carne e ossa. Questo il Governo lo deve sapere e questo messaggio - conclude Diliberto - deve diventare il cuore dell'azione della sinistra"
Nel dibattito recente sulle pensioni, da parte di chi si è opposto in vario modo a quella che dovrebbe essere una questione banale (se aumenta la speranza di vita automaticamente dovrebbe aumentare l'età pensionabile), come Epifani e Diliberto (che, da membro della maggioranza ha appena annunciato una campagna contro la maggioranza), si è sentito questo strano argomento, cioé che se si parla di pensioni non si deve parlare di numeri ma di persone. Il che implicherebbe un qualcosa di misteriosamente sbagliato nel comportamento di chi, in una materia che per definizione si basa su entrate (contributi) e uscite (pensioni), prova a ragionare partendo da una qualche relazione tra queste due voci. Ogni famiglia (credo anche quelle di Epifani e Diliberto) cerca di fare quadrare i conti confrontando spese e redditi, e se a fine mese i conti non tornano cerca di prendere qualche provvedimento, che passa necessariamente per le persone che compongono la famiglia (se si è in deficit si spenderà di meno o si cercherà di guadagnare di più). Quindi è naturale che accanto ai numeri ci siano le persone, ma non capisco perché ci si immagina una specie di contrapposizione tra i due aspetti dello stesso problema.
D'altro canto non credo che i numeri siano del tutto estranei alla spiegazione quantomeno del comportamento dei sindacati, i cui iscritti sono sempre più spesso...indovina...pensionati...(in carne ed ossa naturalmente) (vedi ad esempio: http://www.eurofound.europa.eu/eiro/1998/03/word/it9803224fit.doc)

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