domenica 7 marzo 2010

La sanità

"Repubblica Palermo" di oggi riporta la prima parte di una inchiesta sulla sanità siciliana. Tra i vari numeri riportati ci sono statistiche sul numero di medici, di infermieri, sul rapporto medici/posti letto ecc. Si evince immediatamente che il numero di medici, di primari in particolare, appare decisamente alto, ad esempio in relazione ai posti letto. Ma se ci sono così tanti medici, come mai diversi miei conoscenti, quando hanno avuto bisogno di cure per sè o per parenti, sono andati in altre regioni? Che i tanti medici presenti non siano sintomo di buona qualità del servizio? La cosa potrebbe sembrare controintuitiva. La relazione più semplice a cui si può pensare dovrebbe essere infatti che maggiore è il numero di medici, migliore dovrebbe essere il servizio sanitario. Allora ho provato a fare una piccola analisi del rapporto tra un indicatore della qualità del servizio e una misura della "quantità di medici" nelle regioni italiane. I dati li ho scaricati qui. Cosa si può intedere per "quantità di medici"? Ho considerato una misura della quantità "pesata", in particolare rispetto al numero di infermieri. Chiamo questo indicatore IQ, dato dal rapporto tra medici (M) e infermieri (I) nella regione. Questa misura ha alcuni vantaggi: i) introduce un elemento di valutazione della qualità del personale (e non solo della quantità), e della "scelta della tecnica", cioè del rapporto tra diversi tipi di lavoro scelti nelle varie regioni. Inoltre, può servire anche come indicatore delle politiche seguite nel settore pubblico. Ad esempio in Sicilia è noto che il numero di dirigenti nella PA è nettamente maggiore che in regioni di dimensioni simili. Come indicatore della qualità del servizio sanitario a livello regionale (IR) , ho calcolato il rapporto tra l'indice di attrazione (IA) e l'indice di fuga (IF). L'indice di attrazione è dato dal rapporto tra il numero di dimissioni di pazienti non residenti nella regione e il numero totale di dimissioni. L'indice di fuga è il rapporto tra il numero di dimissioni di residenti nella regione effettuate in una regione diversa, e il numero totale di dimissioni di residenti nella regione. Quando IR = IA/IF è maggiore di uno, vuol dire che la regione è maggiormente in grado di attrarre che di respingere pazienti, e dunque questo dovrebbe essere un buon indicatore sintetico della qualità complessiva del servizio. Viceversa quando IR è minore di uno. A priori, ci si potrebbe aspettare che le regioni che utilizzano tecniche human capital intensive, cioè che abbiano un livello elevato di IQ, abbiano anche un servizio migliore. Al limite ci potrebbe aspettare una relazione concava o alla peggio a U rovesciata. La figura mostra invece che è nettamente negativa: nelle regioni in cui IQ è maggiore, IR è significativamente minore. Questo, al netto dei limiti di questa analisi (ad esempio, non controllo per il capitale fisico a disposizione del personale, per specializzazione interregionale nel tipo di cure offerte, per altre determinanti del numero di medici (ad es in Liguria ci sono molti medici, probabilmente perchè è grande la popolazione anziana.)) indica la probabile presenza di un problema. 1) L'assunzione spropositata di medici non fa aumentare la qualità del servizio. Probabilmente buona parte di essa dipende da motivi clientelari (da Repubblica: all'ospedale di Catania ci sono 12 primari di chirurgia). 2) La quantità di risorse assorbita dallo stipendio dei medici spiazza la spesa per infrastrutture (ad es i posti letto, le apparecchiature, ecc), creando una situazione non diversa da quella dell'università, dove il peso degli stipendi lascia pochissimo per le infrastrutture. 3) Un numero elevato di medici rispetto agli infermieri può in generale rappresentare una situazione subottimale di combinazione dei fattori, ad esempio se ci sono rendimenti decrescenti nel numero di medici. Un test ulteriore in cui metto in relazione IQ con il numero di medici per mille abitanti restituisce una relazione negativa ma non significativa, il che conferma solo in parte quanto scritto sopra, ma certamente non corrobora l'ipotesi inversa, in principio plausibile, cioè che molti medici per abitante implichino un servizio migliore. Si noti infine un aspetto importante: il numero di medici e infermieri fa riferimento al solo settore pubblico, mentre l'indice di qualità considera le dimissioni nelle strutture pubbliche e in quelle accreditate. Questo potrebbe introdurre una distorsione nell'analisi se il rapporto medici/infermieri nel privato fosse molto diverso da quello nel pubblico (non ho trovato dati, ma mi sembrerebbe strano). D'altro canto, invece, rafforza le conclusioni, soprattutto per le regioni che hanno un settore sanitario privato vasto come la Sicilia. In altre parole, la qualità del servizio sanitario in Sicilia è bassissima in presenza di molti medici per infermiere nel pubblico, e di un settore privato molto sviluppato (cosa diversa accade in Lombardia ad esempio).

Nessun commento: